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Emergenza e Cure palliative, due mondi vicini. Si è svolto nei giorni scorsi a Modena il convegno della Società Italiana di Cure palliative della regione Emilia-Romagna, che ha visto impegnati e a confronto gli specialisti delle cure palliative e quelli della medicina emergenza urgenza.
Per l’Ausl di Piacenza hanno partecipato Raffaella Bertè, direttore di Cure palliative, ed Erika Poggiali, medico urgentista, responsabile della sala del sollievo in Pronto soccorso.
“Descritte come due discipline antitetiche, cure palliative e medicina emergenza urgenza - spiegano le due professioniste - condividono, in realtà, lo stesso obiettivo - garantire la miglior cura alla persona - e l’idea del limite come paradigma. Ma mentre le cure palliative realizzano percorsi di cura consapevoli della traiettoria del fine vita del malato e della sua inguaribilità, la medicina emergenza urgenza tende a voler superare quel limite, talvolta con ostinazione irragionevole, perdendo di vista il vero obiettivo: la persona malata e la sua qualità di vita. È da questa osservazione che è nata l’esigenza di un confronto e la realizzazione di progetti di cura condivisi e pianificati non solo a Piacenza, ma anche in altre città dell’Emilia-Romagna”. Nella mattinata di venerdì, i medici e gli infermieri di Modena, Bologna e Piacenza hanno raccontato le loro esperienze e i loro progetti, ponendo l’attenzione su parole chiave come “pianificazione condivisa delle cure, comunicazione, collaborazione e ascolto”.
Le dottoresse Bertè e Poggiali hanno presentato insieme il progetto della sala del sollievo e i dati dal primo giugno 2022 al 31 marzo 2024, che dimostrano l’importanza di questa collaborazione sia nella cura del paziente sia nella comunicazione con i familiari e i caregiver (le persone che si prendono cura del malato) in un ambiente, com’è il Pronto soccorso, non sempre ottimale. “È proprio in questo specifico reparto – è la loro conclusione - che il lavoro di equipe, tra medici palliativisti e medici urgentisti, è un elemento imprescindibile per la corretta gestione del malato e in questo caso, del suo percorso di fine vita”.