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La sicurezza dei cittadini al centro: il sistema di emergenza di Piacenza è un modello consolidato ed efficace

«La sicurezza dei cittadini è la nostra priorità. Il sistema di emergenza territoriale 118 di Piacenza garantisce da oltre trent’anni una risposta tempestiva e di qualità, basata su una solida organizzazione, sulle evidenze scientifiche e sulla costante formazione di tutti gli operatori coinvolti.»

«Siamo una delle province con le performance migliori della Regione – sottolineano Enrica Rossi, direttore Emergenza territoriale 118, e Stefano Nani, dirigente del Dipartimento professioni sanitarie e sociali – e siamo riconosciuti anche a livello nazionale come modello virtuoso, grazie a una forte integrazione tra professionisti e volontariato».

«È fondamentale considerare il sistema nella sua interezza: circa l’80% delle chiamate al 118 riguarda codici 1, quindi situazioni meno gravi, mentre i codici 3 – pazienti con compromissioni delle funzioni vitali – rappresentano appena il 3% degli interventi. Questo consente di utilizzare in modo razionale le risorse e conferma l’importanza delle associazioni di volontariato, come Anpas e Croce Rossa, che da sempre collaborano in modo prezioso ed efficace».

«Il nostro sistema si distingue – aggiungono Rossi e Nani – per la preparazione del personale e per la capacità di utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili. Gli infermieri, oltre a intervenire con competenza in situazioni tempo-correlate come infarti o ictus, svolgono un ruolo essenziale nella formazione dei volontari, garantendo così standard elevati in ogni fase del soccorso».

«Grazie a protocolli codificati, il personale è in grado di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione: teleconsulto, trasmissione di immagini e parametri in tempo reale, oltre al supporto telefonico. Il confronto può essere attivato dall’infermiere ma è prassi anche tra medici, per esempio con lo specialista cardiologo in caso di infarto o con il neurologo in caso di ictus. Questo approccio integrato permette di fornire risposte adeguate e tempestive anche nei casi più complessi, mantenendo alta la sicurezza e la qualità dell’assistenza».

«Non si può parlare di una carenza strutturale – concludono – in un sistema che si fonda su un’attenta progettazione, sull’analisi dei dati, sull’uso delle migliori tecnologie e sull’integrazione virtuosa tra professionisti e terzo settore. È un modello solido e sicuro».

«Un sistema di emergenza come quello piacentino – evidenzia Enrico Lucenti, direttore del comitato scientifico e consigliere nazionale SIIET (Società Italiana degli infermieri di emergenza territoriale) - è un esempio di progettazione attenta e innovativa, riconosciuto in tutta la Regione per la capacità di coniugare sicurezza, qualità e formazione. È necessario superare definitivamente l’errore di non considerare l’equipaggio a leadership infermieristica un “mezzo di soccorso avanzato”, come invece già riconosciuto dalla delibera regionale del 2023 e non solo».

Lo conferma anche lo studio presentato al recente congresso nazionale di emergenza-urgenza a Rimini, che ha mostrato come non vi siano differenze significative nei tassi di mortalità tra i pazienti soccorsi dalle diverse tipologie di equipaggi.

Anche il Comitato di Piacenza della Croce Rossa Italiana sottolinea l’importanza della collaborazione all’interno del sistema di emergenza territoriale. «Da molti anni operiamo in stretta sinergia con i professionisti del 118 – afferma il presidente, Giuseppe Colla – apprezzandone la competenza, la disponibilità al confronto e l’impegno nella formazione. La loro professionalità è un valore aggiunto prezioso, non solo nella gestione delle emergenze ma anche nei momenti formativi, che contribuiscono ad accrescere le competenze e l’efficacia operativa dei nostri volontari».

«Da anni mi interfaccio con il personale che opera nell’ambito dell’emergenza nella nostra organizzazione, confrontandomi frequentemente sui diversi modelli di soccorso 118, non solo della nostra regione, ma anche su scala nazionale. Questo confronto continuo – evidenzia Paolo Rebecchi, coordinatore Anpas Piacenza e membro del Direttivo nazionale - mi ha permesso un’analisi pratica e oggettiva del sistema. Non intendo addentrarmi in questioni politico-normative: se devono essere garantiti servizi ai cittadini, è giusto che ciò avvenga secondo criteri di efficienza e appropriatezza. Tuttavia, non possiamo ignorare che il nostro è un sistema evoluto, osservato con attenzione da più prospettive. Ricordo con orgoglio che siamo stati la prima provincia in Italia ad adottare il codice blu, anche grazie al fondamentale contributo di Progetto Vita. Questa codifica, perfettamente integrata nel sistema dell’emergenza, ha permesso di anticipare persino i soccorsi convenzionali negli interventi per sospetto arresto cardiaco.
Io stesso nasco come soccorritore, oltre a ricoprire un ruolo direttivo in Anpas, e non posso non riconoscere una verità che ho visto con i miei occhi in decine e decine di interventi: la figura dell’infermiere a bordo dell’auto di soccorso è straordinaria. Ho assistito personalmente a numerosi salvataggi effettuati da questi professionisti — donne e uomini — che, pur non essendo medici, dimostrano capacità di sintesi, comprensione clinica e prontezza d’azione davvero eccezionali.
Questo non vuole in alcun modo essere un confronto tra ruoli: non è mia intenzione paragonare il lavoro dell’infermiere a quello del medico. Sono profondamente convinto che la differenza la faccia, sempre, la persona, con la sua preparazione, esperienza e umanità. Tuttavia, credo sia doveroso riconoscere — con onestà e rispetto — il valore altissimo di tanti interventi portati a termine da equipaggi non medicalizzati, ma con infermieri altamente formati e capaci»

Ultimo aggiornamento

12-07-2025 12:24

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