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Il dottor Roberto Antenucci è il nuovo direttore dell’Unità spinale e Gracer dell’ospedale di Fiorenzuola, reparto specializzato nella riabilitazione e assistenza di persone colpite da gravi mielo- e cerebrolesioni. Il mandato affidatogli dall’Azienda Usl di Piacenza prevede il potenziamento delle attività di presa in carico e la gestione multidisciplinare dei pazienti, con l’obiettivo di offrire loro un percorso assistenziale altamente qualificato, fondato su un approccio innovativo, integrato e personalizzato. «Il dottor Antenucci rappresenta una figura di grande esperienza e sensibilità – commenta la direttrice generale Paola Bardasi – capace di guidare un’équipe in un contesto complesso senza mai perdere di vista la centralità della persona. La sua visione, unita alla profonda conoscenza del settore, è un valore aggiunto per l’evoluzione dei nostri servizi riabilitativi». Un incarico accolto con entusiasmo e senso di responsabilità dal professionista: «È un riconoscimento del lavoro svolto in questi anni, ma soprattutto una nuova occasione per crescere insieme alla mia équipe. Ho ricevuto tante attestazioni di stima: mi hanno fatto sentire parte di una comunità professionale coesa, viva, motivata».

In servizio all’Ausl di Piacenza dal 1996, Antenucci ha operato a lungo nella Medicina riabilitativa di Borgonovo Val Tidone, sviluppando competenze trasversali che spaziano dalla riabilitazione neurologica a quella respiratoria e ortopedica. Ha seguito per anni pazienti affetti da sclerosi multipla e SLA, affiancando all’attività clinica un percorso formativo avanzato che lo ha portato a specializzarsi anche nelle gravi cerebrolesioni. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche e organizzatore di eventi di rilevanza scientifica e socio-sanitaria promossi all’interno dell’Azienda. Da oltre 25 anni si occupa inoltre dell’utilizzo clinico della tossina botulinica, ambito in cui ha maturato una solida esperienza applicata alla riabilitazione neuromotoria. È membro attivo della SIMFER, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, dove ha ricoperto anche il ruolo di coordinatore nazionale della sezione Disfagia.

«La medicina riabilitativa – racconta – è sempre stata per me un ambito affascinante, perché abbraccia tutte le dimensioni della persona. Lavorare in gruppo con diverse professionalità – l’équipe è composta da medici, infermieri, operatori socio-sanitari, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, neuropsicologi, psicologi, assistenti sociali – consente di adottare una vera medicina della persona, che non si limita a curare un organo o una funzione, ma si prende cura dell’individuo nella sua interezza: corpo, mente, relazioni, vissuti».

Nel delineare la sua strategia, Antenucci individua tre direttrici fondamentali: clinico-assistenziale, gestionale e formativa. «Ci troviamo di fronte a pazienti sempre più complessi: ventilati, tracheostomizzati, con PEG (gastrostomia endoscopica percutanea), o affetti da disturbi della coscienza. A fronte di questa crescente difficoltà, devono necessariamente crescere anche le competenze dell’intera équipe. L’obiettivo è rafforzare la nostra capacità di risposta e consolidare l’identità dell’Unità operativa come centro di riferimento per la gestione di casi ad alta complessità».

In questo percorso, Antenucci sottolinea con convinzione il valore del gruppo: «La presenza di giovani medici e operatori sanitari rappresenta una risorsa importante: portano entusiasmo, apertura e stimolo al confronto. Ma la crescita professionale riguarda tutti, senza distinzioni. Siamo un’équipe che deve continuare a crescere insieme, condividendo visione, strumenti e obiettivi. Solo così possiamo affrontare le sfide del presente e costruire un futuro sempre più solido». Un messaggio che il direttore ama condividere con i suoi collaboratori in modo chiaro e diretto: «Trasparenza, fiducia, collaborazione e motivazione: sono quattro parole fondamentali, collegate fra loro. Rappresentano il patto che vorrei condividere con tutti gli operatori, ogni giorno». Alla base del suo approccio, la convinzione che il lavoro multidisciplinare sia il vero motore del cambiamento. «Ogni figura dell’équipe ha un ruolo fondamentale. E i familiari stessi vanno considerati parte attiva del percorso: conoscono il paziente, sono una risorsa preziosa».

Tra le prime iniziative in programma, un corso interno dedicato alla riabilitazione dei pazienti con disturbi della coscienza, in collaborazione con il direttore della Neuroradiologia diagnostica dell’Ausl di Piacenza, il dottor Nicola Morelli, e il neurologo Francesco Lombardi, professionista con una consolidata esperienza nell’ambito delle gravi cerebrolesioni. «Lavoreremo sull’approccio valutativo e terapeutico a persone con lesioni cerebrali gravi, offrendo strumenti per affrontare situazioni sempre più complesse in modo efficace e condiviso».

Negli ultimi anni, l’Azienda Usl di Piacenza ha investito in modo significativo nel potenziamento tecnologico dei reparti riabilitativi, dotando l’Unità spinale e Gracer delle attrezzature più avanzate per la presa in carico di pazienti complessi. Oltre agli strumenti tradizionali, oggi fanno parte integrante dei percorsi riabilitativi anche soluzioni di realtà virtuale e aumentata, pensate per migliorare il recupero motorio, cognitivo e relazionale attraverso modalità interattive e coinvolgenti. Tra le risorse disponibili, si inseriscono anche la piscina riabilitativa e le attività di sport-terapia, realizzate in collaborazione con il Comitato italiano paralimpico e il velodromo di Fiorenzuola, all’interno del percorso aziendale Sport hability, con l’obiettivo di promuovere il benessere psico-fisico attraverso l’attività motoria adattata. Fanno parte integrante dell’approccio tecnologico anche i dispositivi per la riabilitazione delle disfunzioni autonome – neurovescica, neurointestinale e sessuale – un servizio altamente specialistico presente solo a Fiorenzuola, che rappresenta oggi un punto di riferimento a livello regionale. «La tecnologia – spiega Antenucci – rappresenta una straordinaria opportunità, ma va utilizzata con intelligenza e spirito critico. Non deve mai trasformarsi in tecnofilia: la macchina è, e deve restare, al servizio dell’operatore, non il contrario». Una filosofia che il medico applica da anni nella pratica clinica, fin da quando sperimentava, in tempi non sospetti, la Wii therapy con pazienti affetti da sclerosi multipla:
«Già allora avevamo intuito quanto fosse importante integrare la componente ludica e motivazionale nei percorsi di cura. Oggi possiamo farlo con strumenti ancora più sofisticati, ma il principio resta lo stesso: mettere la persona al centro, sempre».

La riabilitazione, per il nuovo direttore, non si esaurisce all’interno dell’ospedale: è un processo che si costruisce in rete, con il coinvolgimento dei medici di famiglia, dei servizi territoriali e delle associazioni di riferimento.

«Il nostro compito è restituire dignità, fiducia, prospettiva. Anche quando non possiamo guarire, possiamo sempre prenderci cura. E nella cura deve esserci spazio per la qualità della vita, per la speranza, per una nuova quotidianità possibile. Fondamentale è la relazione, perché se ben consolidata è già la metà della cura. Il lavoro delle associazioni è indispensabile: offrono supporto continuo, costruiscono relazioni, aiutano i pazienti e le famiglie a sentirsi meno soli».


Ultimo aggiornamento

01-04-2025 10:50

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