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È normale avere il mal di testa? No. La risposta arriva da Stefano Vollaro, neurologo responsabile dell'ambulatorio cefalea dell'Ausl di Piacenza, centro accreditato dall’Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee, protagonista dell’incontro informativo dedicato all’emicrania, organizzato da Ausl con il patrocinio del Comune di Piacenza e di Anircef in occasione dell’open day promosso dalla Fondazione Onda - Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere.
Dopo i saluti di Donata Guidetti, direttore di Neurologia a Piacenza, e Nicoletta Corvi, assessore alle politiche per l’infanzia, la solidarietà, l’abitazione e l’inclusione sociale del Comune di Piacenza, il professionista è entrato nel dettaglio della patologia considerata “la terza malattia più prevalente al mondo e la seconda più disabilitante per la popolazione sotto i 50 anni, comportando un altissimo costo umano, sociale ed economico”.
Una malattia cronica di cui soffre circa il 12 per cento degli adulti con una prevalenza tre volte maggiore nell’universo femminile: “In Italia sono sei milioni le persone che soffrono di emicrania, di queste circa quattro milioni sono donne in cui prevalgono le forme di emicrania cicliche e più severe legate agli ormoni femminile, in particolare gli estrogeni, che mutano nel corso della vita anche in base all’assunzione di farmaci o anticoncezionali”.
“La cefalea è una malattia soggettiva legata a fattori ambientali, alimentari, personali e che provoca reazioni fisiche, emotive e psicologiche. Un paziente con cefalee ricorrenti, non adeguatamente individuate e quindi curate, può andare incontro a complicanze importanti, dall’abuso o dipendenza di farmaci a patologie psichiatriche, che rendono l’iter terapeutico estremamente complesso e la ripresa difficile”.
La diagnosi tempestiva è fondamentale per evitare che la malattia diventi cronica e per riportare la persona a uno stile di vita normale.
Il primo interlocutore è il medico di famiglia che, diagnosticata la patologia, indirizzerà il paziente a una valutazione specialistica per valutare il corretto approccio terapeutico.
“Oltre alle terapie cosiddette di attacco – ha sottolineato il professionista – in cui si utilizzano i triptani, farmaci specifici con una buona rapidità di azione ma inefficaci nel 33% dei casi, molta importanza hanno gli interventi preventivi che si programmano in base al numero medio di giorni di emicrania al mese e possono vedere l’impiego di betabloccanti, calcioantagonisti, triciclici, antiepilettici fino alla stimolazione o al blocco del nervo grande occipitale in caso in cui gli attacchi di mal di testa siano più di 20 al mese. Tra le terapie non famarcologiche per la cura dell’emicrania sono efficaci l’agopuntura, le terapie dietetiche e neurostimolanti. Evidenze più difficilmente interpretabili sono legare all’utilizzo della psicoterapia cognito-comportamentale”.
La presa di consapevolezza della malattia e una profonda conoscenza delle fasi degli attacchi – sintomi prodromi che precedono il dolore vero e proprio e lo stato psico fisico post attacco – sono elementi fondamentali, non solo per individuare la terapia più corretta, ma anche per valutare eventuali comportamenti o abitudini che possono influire sulla comparsa della cefalea.
A cominciare dall’alimentazione sia come strumento di prevenzione, sia come strumento di cura sotto stretta indicazione medica. Postura e regolarità del sonno sono elementi altrettanto importanti.
Dopo una prima valutazione dal medico di famiglia o da un neurologo è possibile accedere al centro cefalee di Piacenza, centro Anircef, che effettua prime visite e visite di controllc con prenotazioni a Cup. Il centro è dotato anche di un day service si occupa di terapie di disassuefazioni e decronicizzazione del dolore e di diagnostica differenziale.