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A Piacenza, il tumore del pancreas non è soltanto una diagnosi, ma un percorso che coinvolge ricerca, cura e ascolto. Lo dimostrano i più recenti studi scientifici firmati dai professionisti dell’Azienda Usl di Piacenza, che confermano l’impegno quotidiano a tenere il paziente al centro di ogni scelta clinica, anche nei contesti più difficili come quelli legati al carcinoma pancreatico avanzato.
In questi giorni, Piacenza è tra i centri italiani ad aver attivato la sperimentazione clinica denominata PRISM-1, che prevede l’uso di un farmaco innovativo (Quemliclustat) che interviene sull’ambiente intorno alle cellule tumorali per aiutare il sistema immunitario a combattere il cancro in modo più efficace. Si tratta di un’opportunità concreta per quei pazienti che, pur trovandosi in una fase avanzata di malattia, possono accedere a trattamenti sperimentali d’avanguardia in un contesto ospedaliero attento e multidisciplinare. In questo senso, Piacenza garantisce quindi le stesse opportunità di altri grandi centri di riferimento per la cura di queste patologia.
Proprio sul fronte della multidisciplinarietà, l’Azienda Usl di Piacenza sta avviando il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) dedicato ai tumori del pancreas e delle vie biliari, coordinato dalla case manager Lara Muroni. Per facilitare l’invio di segnalazioni e richieste di valutazione da parte di professionisti sanitari, è stata attivata una casella email dedicata (percorsobiliopancreatico@ausl.pc.it ) a disposizione dei medici di famiglia e di altri specialisti. Si tratta di uno strumento pensato per migliorare l’accesso e la presa in carico di persone con un sospetto diagnostico o un dubbio clinico. L’obiettivo è offrire un canale diretto, semplice e trasparente per entrare in contatto con il team dedicato al pancreas ed eventualmente essere valutati per l’accesso a percorsi di cura o studi clinici.
La ricerca portata avanti a Piacenza ha un tratto distintivo: si rivolge anche a quei pazienti che spesso rimangono invece ai margini delle sperimentazioni, come gli anziani. Uno studio pubblicato su Cancer Control ha analizzato se l’uso combinato di più farmaci chemioterapici offra benefici maggiori rispetto a un singolo farmaco nelle persone con più di 75 anni affette da tumore pancreatico avanzato. I risultati indicano che, con adeguati aggiustamenti di dosaggio, la combinazione di più molecole può migliorare sensibilmente la sopravvivenza e il controllo della malattia, anche nei pazienti più fragili e complessi. Un dato che ha un valore scientifico, ma soprattutto umano.
Negli ultimi dodici mesi, il gruppo di ricerca dell’Ausl di Piacenza ha pubblicato cinque articoli scientifici sul tumore del pancreas, tutti su riviste internazionali ad alto impatto, come ad esempio Cancers. «Quello che cerchiamo di fare ogni giorno – racconta la dottoressa Elena Orlandi, oncologa dell’Ausl di Piacenza e prima firma di molte di queste pubblicazioni – è non perdere mai di vista la persona, anche quando le opzioni terapeutiche sembrano poche. La ricerca non è qualcosa di astratto: è una possibilità in più che offriamo ai nostri pazienti ed è un dovere etico farla bene, con serietà e sensibilità». Il gruppo di Piacenza, guidato dalla dottoressa Elisa Anselmi e che nel 2024 ha preso in carico 94 pazienti con tumore pancreatico, oltre alla chemioterapia, è impegnato anche nello studio di terapie mirate e nell’esplorazione dell’immunoterapia, efficace solo in alcuni tipi di pazienti.
Una ricerca, dunque, che non è fine a sé stessa, ma costruita sulle storie delle persone che ogni giorno si rivolgono con fiducia ai professionisti dell’Oncologia.