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Estate “fa rima” con svago, sole, passeggiate all’aria aperta e zecche. Questi piccolissimi artropodi grandi tra i 2 e gli 8 millimetri, sono parassiti del genere Arachnida che proliferano in boschi, prati e aree verdi in generale. Si nutrono di sangue e sono responsabili di svariate malattie trasmissibili all’uomo.
“La Ixodes ricinus è specie più diffusa in ambito selvatico – sottolinea Alessandro Chiatante, Settore controllo infestanti della Sanità animale dell’Ausl di Piacenza - ed è responsabile della possibile trasmissione della Malattia di Lyme. Si stima che in Europa la percentuale di zecche infettate da questo particolare virus sia tra il 5 e il 30%, quindi, una puntura di zecca non vuole dire automaticamente contrarre questa patologia che si manifesta con eritema migrante, un arrossamento che si espande nell’arco di giorni o settimane per formare una lesione tondeggiante che tende a schiarirsi al centro associata a sintomi simil influenzali, cefalea e aumento di volume dei linfonodi”.
Come possiamo proteggerci dalle punture?
“Quando andiamo a fare un giro nei boschi o in un parco dovremmo sempre usare indumenti che coprano gambe e braccia, possibilmente chiari, in modo da rendere evidente l’eventuale presenza della zecca. I pantaloni dovrebbero sempre essere infilati dentro le calze. È poi fondamentale, al ritorno a casa, controllare tutto il corpo per evidenziare precocemente la eventuale presenza dell’artropode”.
Cosa occorre fare se si trova infissa una zecca sulla cute?
“Bisogna rimuoverla, il più velocemente possibile, in modo corretto, afferrandola con una pinza il più aderente possibile alla cute e quindi tirare verso l’alto effettuando un leggero movimento rotatorio. È inutile, anzi dannoso, tentare di uccidere la zecca prima di toglierla mediante l’applicazione di calore o di sostanze come alcool, petrolio, trielina, ammoniaca e acetone. Tali metodi causano nella zecca un rigurgito che aumenta il rischio di trasmissione di una infezione.
Dopo aver rimossa la zecca è sufficiente disinfettare bene la cute. Successivamente è fondamentale controllare tutti i giorni per 30-40 giorni l’area cutanea colpita. Se dovesse comparire una chiazza arrossata o un gonfiore, o gli altri sintomi, è bene rivolgersi al proprio medico.
Durante i giorni di osservazione non vanno presi antibiotici per non mascherare i segni dell'eventuale infezione in incubazione. Se per altre ragioni, che intervengono entro questi 30-40 giorni, si deve far ricorso agli antibiotici allora vanno usati quei farmaci efficaci anche contro la Borreliosi Lyme e per un periodo non inferiore ai 21 giorni.