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La riforma dell’assistenza territoriale ha un obiettivo dichiarato: una sanità più vicina alle persone fondata su un modello organizzativo della rete di assistenza primaria che consentirà al Paese di raggiungere standard qualitativi in linea con le migliori prassi europee.
Sul nuovo Sistema Sanitario Nazionale disegnato dal decreto 77 ha fatto il punto un ampio e qualificato panel di economisti, dirigenti dell'Azienda sanitaria e amministratori locali che, al centro Congressi dell’Università Cattolica di Piacenza, ha messo sul tavolo riflessioni, fattibilità e criticità attuative dell’idea di sanità di prossimità che la normativa porta con sé.
Fulcro del confronto intitolato “Centralità della persona e case della comunità”, sfide e prospettive legate all’implementazione delle case della comunità, soprattutto in un contesto come quello emiliano romagnolo, in cui, come sottolineato in apertura dal presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini “non solo sono già presenti da oltre un decennio, ma rappresentano il 25% delle realtà nazionali: dato che sottolinea la scelta abbracciata dalla nostra Regione che crede fortemente nella sanità vicina ai cittadini. La pandemia, che così tanto ha colpito il territorio piacentino, ci ha lasciato un insegnamento: il futuro è una sanità di prossimità. Quindi il futuro sono le case della comunità capaci di prende in carico la persona vicino al suo domicilio e il futuro è la telemedicina che abbatte le barriere di spazio e tempo. Ma per abbracciare questo futuro e avere una sanità pronta a dare risposte certe alle esigenze del territorio, servono supporti economici adeguati. Oggi la sanità rappresenta il 7% del prodotto interno lordo e le prospettive per i prossimi anni sono percentuali che scendono ad 6,7% fino ad arrivare al 6,2%. Abbiamo grandi progetti per il territorio piacentino, grandi interventi, ma restano altrettanto grandi i nodi da sciogliere sul finanziamento alla Sanità”.
Dopo i saluti di Anna Maria Fellegara, preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, Università Cattolica del Sacro Cuore, Lucia Fontana, sindaco di Castel San Giovanni, e presidente della Conferenza territoriale sociosanitaria, Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, e Marco Vitale, responsabile Corso di Laurea Medicine and Surgery, Università degli Studi di Parma, la riflessione è entrata nel cuore pulsante del tema con la tavola rotonda coordinata da Emanuele Antonio Vendramini, Università Cattolica del Sacro Cuore che ha coinvolto Renato Balduzzi, Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha portato all’attenzione della platea le criticità nell’applicazione del Dm77 rimarcando la mancanza di fondi a cui si aggiunge uno scollamento con i medici di medicina generale e dei pediatri e la carenza di una salda normativa di riferimento; Elio Borgonovi, Università Luigi Bocconi, che ha insistito sulla necessità di aumentare la comunicazione tra strutture e popolazione, incentivare la sinergia tra Amministrazioni comunali e investire sulla programmazione fattiva; e il direttore generale Ausl di Piacenza Paola Bardasi che, partendo dal sotto finanziamento del Sistema sanitario nazionale e dal quadro della popolazione over 65 per cui nel 2050 si arriverà a toccare quota 35% della popolazione nazionale, è entrata nel dettaglio piacentino “con i 13,3 milioni di euro dei 23,3 assegnati alla nostra provincia dal Pnrr investiti nella progettazione di sei Case della Comunità, tre Centrali operative (COT), due Ospedali di Comunità (OSCO) nella logica di un modello assistenziale fondato sulla presa in carico complessiva dei bisogni della persona. Sono tre i fattori su cui concentrarci per creare una rete di servizi efficace: una progettazione che metta in rete tutti gli enti, il ruolo di hub e spoke delle Case della Comunità, e l’ingaggio dei professionisti della sanità al fianco di medici di medicina generale e pediatri. Per questo stiamo lavorando sul punto di accesso unico e sui Commuity lab come strumenti di riprogettazione dei sistemi sanitari a misura di territorio. Non possiamo pensare di applicare modelli standardizzati né tra regioni o provincie diverse, ma neppure all’interno della stessa provincia. Ogni territorio ha le sue peculiarità e da quelle bisogna partire per la progettazione dei servizi”.
La mattinata si è conclusa con la presentazione delle esperienze innovative di Comunità a cura di Tiziano Carradori, direttore generale Ausl Romagna, Simona Dei, direttore sanitario Asl Toscana Sud Est, Maurizio Galavotti, direttore generale Asst Valle Camonica e dell’assessore regionale alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Raffaele Donini.
Marco Elefanti, direttore generale Fondazione Policlinico Gemelli – Roma ha quindi tirato le fila degli interventi.
Il congresso è stato curato da Emanuele Antonio Vendramini come responsabile scientifico e da Eleonora Corsalini, direttore Attività sociosanitarie Ausl di Piacenza, come responsabile organizzativo.