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Co-housing, abitare insieme per consentire alle persone con fragilità mentali di vivere nella comunità in modo indipendente. Abitare insieme per uscire dall’istituzionalizzazione. Abitare insieme per affermare sé stessi nella società con il supporto di operatori esperti.

Un anno fa il primo convegno organizzato da Ausl Piacenza, Comune di Piacenza e Asp Città di Piacenza in collaborazione con SIDiN (Società Italiana per i Disturbi del Neurosviluppo) e TeatroGiocoVita. Allora il titolo era: “L'housing sociale: valori, caratteristiche, prospettive”. Oggi, quasi 365 giorni dopo, al teatro dei Filodrammatici di via Santa Franca, l’appuntamento si è rinnovato con gli stessi promotori, alzando l’asticella della sfida. Con un nuovo titolo: "Co-housing: nuove prospettive ed esperienze che aprono spazi di possibilità".

“La volontà che portiamo avanti con Brunello Buonocore, responsabile Servizio disabilità e fragilità sociale Asp Città di Piacenza – sottolinea Corrado Cappa, direttore Psichiatria di collegamento e inclusione sociale dell’Azienda Usl di Piacenza – è di rendere questo convegno uno strumento di monitoraggio costante per stare al passo con una realtà in evoluzione. Il co-housing è una sfida coraggiosa che vogliamo affrontare su due livelli di riflessione e progettazione: dal punto di vista culturale e sociale, come strumento di supporto alle persone con fragilità mentale di varia natura che possono trovare nell’housing sociale una via di indipendenza, ma anche come necessaria via per evitare di convogliare le persone fragili in strutture residenziali. È fondamentale, su entrambi i livelli, una stretta collaborazione con i professionisti chiamati alla valutazione del gruppo di convivenza e alle modalità della stessa. Ancora una volta non si tratta di costruire case per i disabili, ma di progettare realtà credibili per le persone con disabilità nella prospettiva di un modo di “abitare” secondo l’housing sociale: dal vivere da soli al vivere in gruppo, sempre supportati e guidati, ma indipendenti e immersi nella società. È un discorso che riguarda il tema, molto ramificato, della recovery, il processo di guarigione di una persona con disturbi mentali o altre fragilità. Riguarda persone per cui il tema dell’abitare è un’autentica sfida. Per vincerla è essenziale fare rete. Siamo solo agli inizi, con case presenti sia a Piacenza, sia su Levante e Ponente, ma il progetto c’è e progredisce”.

Moderatrice e coordinatrice dell’evento, Claudia Marabini, consulente e formatrice dello studio APS (Analisi Psico Sociologica) di Milano, che prima di avviare i lavori ha lasciato la parola a Eleonora Corsalini, direttore Attività sociosanitarie dell’Azienda Usl di Piacenza: “Molto spesso per le persone fragili entrare in una comunità terapeutica significa prendere residenza in quel luogo, quando invece la terapia – anche se lunga – dovrebbe vedere un termine per poi permettere ai pazienti una forma indipendente di emancipazione. Con progetti come questo investiamo su questa emancipazione. Ma per arrivare all’autonomia, per dare un aiuto concreto alle famiglie, è fondamentale fare rete. Serve costruire insieme unendo le competenze”.

All’intervento di Corsalini ha fatto eco quello di Nicoletta Corvi. assessore alle Politiche per l'infanzia, la solidarietà, l'abitazione e l'inclusione sociale: “Come Comune abbiamo dato vita a un tavolo “disabilità” che riguarda chiunque abbia un interesse concreto e produca impegno su questo tema. Il nostro ruolo è quello di creare connessione, fare da regia, favorendo la condivisione”. Infine, un messaggio anche da Andrea Chiozza, amministratore unico di Asp Città di Piacenza, l’azienda di servizi alla persona del Comune di Piacenza: “I bisogni abitativi delle persone fragili sono cruciali. Il nostro occuparci di residenzialità non si limita a offrire alloggi adeguati, ma riguarda anche servizi flessibili di accompagnamento”.

Tanti i relatori della giornata: Oltre al dottor Cappa, Cristiana Perego del dipartimento di Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito del Politecnico di Milano; Daniela Micheletti della Fondazione Casa Lucca; Giampaolo Nuvolati del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università Bicocca di Milano; Fabrizio Giorgeschi, responsabile Disabilità intellettive gravi all’Istituto Agazzi di Arezzo e membro del SIDiN; Andrea Masante, responsabile sviluppo e progetti a Gèrico impresa sociale Cooperativa di Novara; Patrizia Ceroni, direttore Programmi psicopatologici e governo clinico dell’Ausl di Parma e Barbara Carillo, tecnico della riabilitazione psichiatrica dell’Ausl di Parma.

Nel pubblico presente anche Massimo Rossetti, direttore dipartimento Salute mentale e dipendenze patologiche dell’Ausl di Piacenza: “Uno dei punti salienti di un convegno come questo è il percorso delle malattie psichiatriche, che non si limita all’emergenza-urgenza e alle residenze di trattamento intensivo, bensì riguarda le comunità terapeutiche. E il circuito di queste comunità risulta monco se agli individui è negato un proprio spazio vitale. Queste iniziative, che si sganciano da una logica custodialista, sono quindi assolutamente necessarie”.

Nella foto, da sinistra a destra: Claudia Marabini, Corrado Cappa, Cristiana Perego

Ultimo aggiornamento

17-05-2023 14:05

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