Contenuto
Grande partecipazione al convegno in occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla 2025: "Il peso delle parole e delle immagini: cosa sono i Disturbi della nutrizione e alimentazione (DNA) e come vengono raccontati". L'evento, organizzato dall'Ausl in collaborazione con l'associazione Puntoeacapo, ha visto una grande partecipazione e ha dato spazio a esperti che hanno esplorato i vari aspetti dei disturbi alimentari, sensibilizzando il pubblico sull'importanza di un intervento tempestivo e consapevole.
I lavori sono stati aperti da Andrea Magnacavallo, direttore sanitario dell'Ausl di Piacenza, che ha sottolineato l'impegno dell’Azienda nel trattamento dei disturbi alimentari. “Ogni anno ci occupiamo di un numero crescente di pazienti. È essenziale che il nostro approccio resti multidisciplinare, con un forte coinvolgimento delle famiglie” ha dichiarato Magnacavallo.
Per i saluti iniziali, sono intervenuti anche Nicoletta Corvi, assessore del comune di Piacenza, e Augusto Pagani, presidente dell'Ordine dei medici di Piacenza, che hanno riconosciuto l'importanza dell'evento, sottolineando la necessità di un'attenzione sempre maggiore verso i disturbi alimentari, un tema che coinvolge tutta la comunità. I loro interventi hanno arricchito il dibattito, evidenziando la collaborazione tra istituzioni, professionisti e cittadini nella promozione della salute mentale e fisica.
A seguire, Massimo Rossetti, direttore del dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche dell'Ausl di Piacenza e responsabile del percorso assistenziale, ha presentato i dati aggiornati, rivelando che i pazienti con diagnosi di disturbi alimentari sono passati da 157 nel 2019 a 246 nel 2025, con un significativo aumento di casi tra i giovani adulti (60,5% ha un’età compresa tra i 18 e i 30 anni). “I disturbi alimentari sono una problematica complessa che richiede interventi tempestivi e un lavoro integrato tra professionisti sanitari” ha spiegato Rossetti, evidenziando anche l’importanza della prevenzione nelle scuole, un’azione sostenuta dalla regione Emilia-Romagna, che promuove un costante aggiornamento dei professionisti per garantire una corretta sensibilizzazione e prevenzione sui disturbi alimentari tra i giovani.
Il convegno è proseguito con un intervento di Jessica Rolla, medico specialista in Scienza dell'Alimentazione, e Martina Carbone, dietista, che hanno offerto una panoramica su ciò che i disturbi alimentari non sono. Con una dinamica interattiva di “vero o falso” le relatrici hanno sfatato alcuni dei miti più diffusi sui disturbi della nutrizione e alimentazione (DNA), chiarendo equivoci che spesso influenzano l’approccio delle persone a questi temi. “I disturbi alimentari non sono solo legati a una scelta alimentare, ma hanno radici psicologiche e sociali profonde. Non sono una questione di autostima, ma di un complesso disagio emotivo e psicologico” hanno affermato Rolla e Carbone, evidenziando quanto sia cruciale un corretto approccio informativo e un’adeguata comprensione da parte della società.
La psicoterapeuta Elisa Bisagni ha poi affrontato un tema particolarmente attuale: il rapporto tra i disturbi alimentari e l’influenza dei social media. “I social sono spesso un riflesso distorto della realtà e, per chi già soffre di un disturbo alimentare, possono essere un terreno fertile per alimentare l’autodistruzione” ha spiegato Bisagni, focalizzandosi sull’impatto dei contenuti triggeranti che circolano online. Ha anche parlato del fenomeno degli account “recovery” spazi virtuali in cui, pur con l’intento di supportare, si rischia di esporre ulteriormente gli utenti a contenuti dannosi. Inoltre, ha trattato il pericolo degli account “pro-ana,” una realtà che si è sviluppata come una sorta di comunità online in cui vengono scambiati “consigli” per sostenere il controllo del corpo e il dimagrimento a qualsiasi costo. Bisagni ha sottolineato come questi spazi non siano adeguatamente regolamentati e come sia essenziale l’intervento delle persone reali. “Ascoltare e far sentire ascoltato l'altro è fondamentale, specialmente in un contesto dove la solitudine e il bisogno di appartenenza sono così forti” ha concluso.
Il convegno ha visto anche un approfondimento sul ruolo dei media e della cultura popolare nel trattare i disturbi alimentari. Elisa Malacalza, giornalista e vice caposervizio del quotidiano Libertà, ha offerto una prospettiva critica su come la carta stampata e i media in generale rappresentano questi disturbi. “Spesso si utilizzano immagini sensazionalistiche che distorcono la realtà della malattia e rischiano di perpetuare stereotipi dannosi” ha osservato Malacalza. Il dibattito è proseguito con l’intervento di Piero Verani, psicoterapeuta, che ha analizzato la rappresentazione dei disturbi alimentari nel cinema e in televisione, spesso caricaturale e lontana dalla realtà vissuta dai pazienti.
La mattinata è proseguita con un intervento della psicoterapeuta Giulia Bensi, che si è concentrata sul ruolo dei social media nella comunicazione con i preadolescenti. “I ragazzi sono molto influenzati da ciò che vedono sui social, dove l’immagine del corpo viene idealizzata in modo distorto. La comunicazione deve essere orientata verso un’educazione al rispetto del corpo e all’autoconsapevolezza” ha dichiarato Bensi. L'intervento ha ribadito la necessità di educare i più giovani a un uso consapevole dei social e a proteggersi da contenuti che possano danneggiare la loro percezione di sé. “Bisogna parlare di sani stili di vita e non di numeri”.
Un altro tema cruciale è stato l’importanza della collaborazione tra professionisti sanitari e famiglie nel trattamento dei disturbi alimentari. La psicoterapeuta Carmen Molinari, insieme al biologo specialista in Scienza dell'Alimentazione Alessandro Rampulla, ha discusso delle migliori modalità di collaborazione tra operatori sanitari e famiglie, fondamentale per il successo del percorso di cura. È stata anche presentata la pubblicazione “Non da soli” che sottolinea l’importanza della sinergia tra operatori e famiglie nella cura dei disturbi alimentari. “Le famiglie devono essere parte attiva del processo terapeutico. La malattia non riguarda solo il paziente, ma coinvolge tutta la rete familiare” ha spiegato Molinari. Rampulla si è concentrato sul tema della riabilitazione psiconutrizionale, sottolineando l'importanza di un approccio integrato che unisca le competenze psicologiche e nutrizionali per un percorso di cura completo e duraturo, con particolare attenzione al "pasto assistito" un momento fondamentale nella riabilitazione, una vera e propria alleanza terapeutica.
Il programma della mattinata si è concluso con un approfondimento sui gruppi di auto-mutuo-aiuto (AMA), attivati sul territorio, a cura di Stefania Negri, del direttivo dell’associazione Puntoeacapo, e della psicoterapeuta Alessia Sogni. Questi gruppi si propongono di fornire uno spazio di ascolto e di condivisione per chi è colpito da disturbi alimentari, ma anche per i familiari, creando una rete di supporto fondamentale.
Nel pomeriggio, presso Casa Lilla, si è svolta un’attività laboratoriale condotta dalla psicoterapeuta Monica Premoli, incentrata sul ruolo delle famiglie nella gestione dei disturbi alimentari. Questo laboratorio ha offerto ai partecipanti l'opportunità di riflettere sul proprio ruolo nel percorso di cura e di apprendere strategie per sostenere al meglio i propri cari.