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Si è svolta ad Arezzo il diciottesimo forum del Risk management, appuntamento ormai tradizionale che quest’anno ha visto protagonisti anche diversi professionisti dell’Azienda Usl di Piacenza. Maria Grazia Silvotti, Igiene delle strutture sanitarie - Direzione medica, Maria Grazia Procopio, Beatrice Zerbi, Gaetano Marazzotta, Sonia Molinari, Flavio Santilli e Franco Federici hanno presenterato un poster intitolato “Sorveglianza per Cpe e sicurezza delle cure: l’esperienza del team di infection control dell’ospedale di Piacenza”.

“Il tema è il rischio infettivo relativo all’outbreak di enterobatteri produttori di carbapenemasi (Cpe) alla Neuroriabilitazione dell’ospedale di Piacenza, esploso da agosto a settembre 2022. Si è trattato di un momento più che mai critico che abbiamo cercato di tradurre in un’opportunità per il paziente. Su disposizione del team di Infection control sono state subito adottate le misure di contenimento. Inoltre è stata sperimentata un’estensione della sorveglianza attiva per Cpe al momento del ricovero, con tempi diversi rispetto a quelli previsti dalle consuete procedure, coinvolgendo anche il reparto di Unità spinale. Lo scopo era di far emergere eventuali positività non rilevate con un solo tampone al ricovero, considerando le caratteristiche dei pazienti ad alto rischio, altamente compromessi e provenienti da reparti notoriamente a rischio di diffusione di Cpe”. Un’epidemia che ha imposto varie misure di rinforzo: isolamento funzionale di tutti i pazienti, limitazione della loro mobilità all’interno della struttura, sanificazione straordinaria a rotazione di tutti gli ambienti e atomizzazione con perossido d’idrogeno, attuazione della sorveglianza tramite esecuzione di tamponi rettali settimanali per tutti i pazienti risultati negativi al controllo post notifica, implementazione del monitoraggio al momento del ricovero in reparto.

“Tre settimane di isolamento precauzionale – prosegue Silvotti – fino alla conferma di negatività del paziente. È una sorveglianza – essenziale per pazienti spesso provenienti dalle aree più critiche del nostro ospedale (terapia intensiva o subintensiva, rianimazione…) – svolta, in ingresso, in tutti i reparti dell’area medica e dell’area critica, e nelle riabilitazioni degli ospedali di Piacenza e provincia, a riprova della sensibilità che la Regione mostra nei confronti del pericolo epidemico legato a Cpe. Piacenza, in questo senso, ha messo in atto una procedura aziendale particolarmente efficace e sicura”.

“Da un punto di vista squisitamente medico – conclude Silvotti – la nostra esperienza evidenzia che, per i pazienti ad alto rischio di colonizzazione e potenziali soggetti asintomatici di Cpe, l’attivazione di un programma di sorveglianza intensivo rappresenta uno strumento necessario per la sicurezza del paziente, centrale all’interno di un percorso attentamente strutturato in grado di contenere la probabilità di infezione ospedaliera e gravi rischi per il paziente”.

Ultimo aggiornamento

28-11-2023 15:11

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