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La peste suina africana (PSA) è una malattia virale contagiosa che uccide suini e cinghiali ma non si trasmette all’uomo. A oggi non esistono vaccini, cure o trattamenti. Può avere un effetto devastante per gli allevamenti suini e per gli animali selvatici. Il virus si diffonde attraverso il contatto diretto tra animali infetti, oppure indirettamente per ingestione di carne e prodotti derivati da animali infetti o tramite il contatto con oggetti contaminati dal virus come attrezzature, veicoli e abbigliamento.

I sintomi che si presentano più di frequente sono febbre alta, debolezza, difficoltà a stare in piedi, vomito e diarrea emorragica. Altri segnalati sono tosse e dispnea, pelle che tende al rosso o blu attorno alle orecchie e al muso, aborti spontanei, prole nata morta o debole.

La peste suina è una malattia molto resistente, il virus può rimanere attivo per 7 giorni anche in assenza dell’ospite. Senza vaccini, cure o trattamenti specifici, prevenire le diffusione della malattia è fondamentale.

In Emilia-Romagna il settore rappresenta una fonte di reddito molto importante. In Regione sono presenti oltre un milione di suini distribuiti in 1.156 allevamenti (dato Banca Nazionale delle Aziende zootecniche, giugno 2022). È attribuibile all’Emilia-Romagna circa la metà del fatturato nazionale legato alla produzione di salumi e altri prodotti di carne trasformati che nel 2021 si è attestato a oltre 8 miliardi di euro annui, dei quali cui il 20% di export (dati Assica 2021)

Nel caso in cui la peste suina africana dovesse diffondersi verso le regioni con le più importanti produzioni di prodotti Dop e Igp, come l’Emilia-Romagna, si stima che il danno legato alle conseguenti restrizioni di movimentazioni di animali e prodotti sarebbe intorno ai 60 milioni di euro mensili, con perdita di importanti mercati molto difficili da riconquistare (dati Assica 2022).

Anche se l’uomo non può essere contagiato, gli esseri umani possono costituire una fattore di diffusione.

Alcuni semplici comportamenti, quindi, possono essere utili a contrastare la diffusione della malattia. La collaborazione di tutti è importante.

Se camminando per boschi o campagna ci si imbatte in una carcassa di cinghiale (quindi un cinghiale morto o resti di ossa) è necessario contattare i servizi Veterinari dell’Azienda Usl, al numero unico regionale 051.6092124, memorizzare la posizione geografica sul cellulare e scattare una foto.

Non abbandonare nell’ambiente avanzi o rifiuti alimentari, specialmente se contenenti carni di suino, cinghiale o salumi che possono essere veicolo di infezione per gli altri animali.

Gli allevatori devono adottare ogni misura per evitare l’introduzione della malattia nel proprio allevamento e rispettare tutte le misure di biosicurezza che il Ministero della Salute ha disposto per tutti gli allevamenti, anche quelli familiari. Evitare il contatto diretto di suini e cinghiali allevati con cinghiali selvatici. È vietato somministrare carni o prodotti a base di carne di animali infetti: scarti di cucina, residui di alimenti contaminati. Prima di entrare in contatto con gli animali allevati, è consigliabile cambiare calzature e vestiti. È consigliabile non introdurre nell’allevamento oggetti, attrezzature o mezzi che potrebbero essere contaminati.

In caso di mortalità è necessario segnalare al Servizio veterinario dell’Azienda Usl competente.

Tutte le informazioni sulla pagina Peste suina africana del sito Ausl.

Ultimo aggiornamento

16-07-2024 16:07

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