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Radio Shock diventa maggiorenne e per festeggiare organizza un incontro speciale durante il quale i microfoni si ribalteranno: gli intervistatori diventeranno intervistati, gli ex reporter torneranno in redazione e non mancheranno le famose domande scomode, marchio di fabbrica del progetto terapeutico di sensibilizzazione e contrasto allo stigma promosso dal dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche dell’Ausl di Piacenza.
Sabato 29 novembre alle 10, la Sala Colonne farà da cornice a un compleanno di amarcord per ripercorrere insieme diciotto anni di interviste, incontri e parole.
“Abbiamo voluto organizzare un momento che fosse allo stesso tempo intimo, ma inclusivo di tutti coloro che hanno fatto e fanno parte di Radio Shock – sottolinea Piero Verani, psicologo clinico e psicoterapeuta dei centri di Salute mentale e delle residenze terapeutiche estensive del dipartimento e referente del progetto – Quando nel 2022 presi la guida della redazione, non immaginavo quanto questa esperienza potesse essere così potente e coinvolgente. Lavorare gomito a gomito per realizzare insieme un progetto è per i nostri redattori una conquista importante che li affranca dalla malattia. Ho visto tanti diventare persone nuove, con piccole cose, ma significative come ricominciare a truccarsi dopo anni o uscire a mangiare qualcosa insieme ai colleghi. Piccole conquiste che però rappresentano tanto”.
Attiva dal 2007 e sostenuta dall’associazione di promozione sociale Diurni e Notturni, Radio Shock rappresenta una realtà unica nel suo genere: un laboratorio di risocializzazione, stimolazione cognitiva e crescita personale, oltre che uno spazio di corretta informazione sulla salute mentale. Si inserisce all’interno dei percorsi di recovery, intesi come processi di cambiamento che permettono all’individuo di migliorare il proprio benessere e vivere al meglio delle proprie potenzialità (SAMHSA). Secondo Liberman e Kopelowicz, una persona è in recovery quando i sintomi della malattia non interferiscono più con la vita quotidiana: un traguardo che Radio Shock contribuisce a rendere concreto.
Il progetto mira anche a contrastare gli stereotipi ancora diffusi nella società – e talvolta negli stessi contesti sanitari – nei confronti di chi convive con un disturbo mentale. La redazione si riunisce ogni giovedì mattina, dalle 9 alle 11, nella sala riunioni del Centro di Salute mentale di Piacenza: un momento di lavoro e confronto in cui si definiscono progetti, eventi, scalette e domande, cuore pulsante di ogni intervista.
Nel corso degli anni, Radio Shock si è specializzata proprio nelle interviste, caratterizzate da fantasia, ironia e originalità, oggi anche videoregistrate e pubblicate sul canale YouTube dell’Azienda Usl di Piacenza. Le celebri “domande scomode” sono diventate un tratto distintivo: interrogativi pungenti e surreali che riescono a svelare la persona dietro il ruolo. Numerosi i protagonisti che hanno accettato la sfida della redazione: attori, cantanti, politici, sportivi, imprenditori e giornalisti, tutti pronti a mettersi in gioco con curiosità e spirito.
Tra i format più apprezzati spiccano anche le “interviste impossibili”, che prendono vita grazie a chi presta voce e volto a grandi personaggi della storia – da Winston Churchill a Toro Seduto – o a figure letterarie come Don Chisciotte, fino a soggetti più simbolici come i santi o persino elementi naturali come il vino e il miele.
Essere ascoltati è terapeutico? Nell’esperienza con la sofferenza mentale, l’ascolto rappresenta un elemento imprescindibile. Il gruppo terapeutico favorisce un ascolto reciproco e una presenza attiva anche nel silenzio, permettendo la nascita di processi riflessivi e intersoggettivi. La redazione offre così un senso di appartenenza, la possibilità di costruire relazioni significative e reti di supporto reciproco. Per molti partecipanti, Radio Shock ha rappresentato una via d’uscita dall’isolamento, dall’apatia e dalla perdita di autostima.
Alla dimensione di “paziente” si aggiunge quella di redattore, parte attiva di un gruppo di lavoro che condivide un processo creativo e si assume responsabilità concrete. In questo modo, Radio Shock diventa uno strumento per allenare competenze relazionali, recuperare fiducia nelle proprie capacità e ritrovare un senso di realizzazione personale, in un clima fatto di complicità, leggerezza e assenza di giudizio.
