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L’epatite C è una malattia causata dal virus HCV che può rimanere latente anche per molto tempo, compromettendo lentamente il fegato. Chi la sviluppa in forma cronica, nella maggior parte dei casi non presenta alcun sintomo o solo sintomi generali, come depressione e stanchezza, ma l’infezione può evolvere in forme molto gravi.
Per individuarla basta un esame del sangue, senza ticket né prescrizione medica. È possibile farlo, in Emilia-Romagna, tramite il test di screening gratuito che la Regione ha confermato anche per il 2024 con l’obiettivo di intercettare la patologia in tempo e fornire le giuste terapie a tutti i casi positivi identificati.
Sono tre le tipologie di destinatari, individuati dal ministero della Salute, a cui è rivolta la campagna di screening, che è stata avviata a inizio 2022: i cittadini nati tra il 1969 e il 1989 (quindi di un’età compresa tra i 35 e i 55 anni) iscritti all’anagrafe sanitaria (inclusi gli Stranieri temporaneamente presenti, STP); le persone seguite dai Servizi pubblici per le Dipendenze (SerD) e i detenuti in carcere, in entrambi i casi indipendentemente da età e Paese di provenienza.
Complessivamente, al 31 dicembre 2023, sono stati 434.846 i test effettuati, attraverso i quali sono stati individuati 816 casi di positività al test di conferma eseguito sullo stesso campione di sangue in caso di positività dell’esame di screening. Un dato importante riguarda la partecipazione: nel 2023, infatti, sono quasi raddoppiate le adesioni all’iniziativa di prevenzione da parte dei cittadini target, passate dal 17,9% del 2022 al 32,0% dello scorso anno.
Alessandra Rampini, direttore Igiene e Sanità pubblica, ci dà uno spaccato dell’epatite C rispetto al nostro territorio: “Lo screening HCV a Piacenza è iniziato il primo dicembre 2021. Da dicembre 2021 a dicembre 2023: 79.672 persone invitate (nati dal 1969 al 1989) con sms e lettera di invito sul Fascicolo sanitario elettronico. Di queste sono state testate 24.500 persone, di cui 23.072 appartenenti alla popolazione generale (nati dal 1969 al 1989), 667 afferenti al Servizio dipendenze (SerD) dell’Azienda Usl di Piacenza e 761 ospiti della Casa circondariale di Piacenza. 329 persone erano già venute in contatto con il virus (alcune di loro senza nemmeno accorgersene, altri avevano già avuto la malattia): 158 appartenenti alla popolazione generale (nati dal 1969 al 1989), 107 afferenti al Servizio dipendenze (SerD) dell’Azienda e 64 ospiti della Casa circondariale di Piacenza; di questi 29 soggetti presentavano l’infezione attiva (erano ammalati ma non sapevano di esserlo): 15 appartenenti alla popolazione generale (nati dal 1969 al 1989), 7 appartenenti al Servizio dipendenze (SerD) e 7 ospiti della Casa circondariale. Solo un paziente del SerD ha rifiutato la presa in carico per la terapia, mentre i restanti 28 sono stati inviati al centro di secondo livello, trattati e guariti”.