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Ogni anno, migliaia di persone perdono la vita a causa di un arresto cardiaco. Dietro a questi numeri, ci sono storie interrotte, famiglie segnate da un dolore inatteso. Prevenire la morte improvvisa è una delle sfide più urgenti della medicina moderna, e anche una delle più complesse. È in questo contesto che si è sviluppato il convegno “Piacenza Cardiac Arrest 2025 – Dalla prevenzione al trattamento”, un ormai tradizionale momento di confronto tra esperti da tutta Italia, dedicata alla formazione, alla condivisione delle conoscenze e all’innovazione in ambito clinico e organizzativo.
Ad aprire i lavori l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, che ha ringraziato i professionisti presenti, sottolineando il valore di un impegno collettivo che ha fatto di Piacenza un punto di riferimento regionale. La Regione Emilia-Romagna guarda al progetto piacentino come a un modello da estendere in tutte le province, con investimenti concreti: un milione e mezzo di euro è stato destinato alla diffusione dei defibrillatori nei territori, per rendere tempestivo l’intervento e aumentare le possibilità di salvezza. Un segnale chiaro, ha detto Fabi, che dimostra come Piacenza rappresenti un esempio virtuoso da seguire.
Nel corso dei saluti istituzionali, Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl, ha ribadito l’importanza della rete di professionisti presenti e della collaborazione tra saperi diversi per affrontare la sfida dell’arresto cardiaco improvviso. Ha ricordato come giornate come questa siano occasioni fondamentali per far circolare conoscenza e costruire risposte condivise, perché la salute pubblica si rafforza anche mettendo le competenze in rete e rendendole accessibili alla società.
A rafforzare il messaggio, l’intervento del presidente dell’Ordine dei medici di Piacenza, Augusto Pagani, che ha sottolineato il valore esemplare del lavoro portato avanti da anni da Progetto Vita, indicandolo come un caso di eccellenza a livello nazionale. La capacità di fare sistema tra istituzioni, medici, cittadini e volontari rappresenta per Pagani un punto di forza che distingue Piacenza nel panorama sanitario italiano.
Il congresso, aperto da Daniela Aschieri, direttore di Cardiologia e Utic, e Luca Rossi, cardiologo dell’équipe di Piacenza, si è articolato in cinque sessioni tematiche, con un focus sulle cause e i meccanismi fisiopatologici della morte cardiaca improvvisa, sulle tecnologie salvavita, sulla diagnosi precoce e sulla gestione clinica post-arresto.
«Il congresso di oggi – ha evidenziato Luca Rossi – è un appuntamento ormai consolidato nella comunità scientifica. Piacenza è il punto di riferimento per l’arresto cardiaco ormai da almeno vent’anni. Quello che cerchiamo di fare è coniugare le varie anime della prevenzione cardiovascolare e dell’interventistica: la possibilità di fare diagnosi sempre più precocemente, grazie all’imaging e alle metodiche digitali più avanzate, unite ai progressi della genetica. Il nostro obiettivo è integrare l’alta specialità diagnostica con la capacità di trattamento, impedendo che l’arresto cardiaco si ripeta nel paziente. Diagnosi e terapia, due anime che si fondono per una medicina sempre più precisa, potenziata dagli sviluppi tecnologici che oggi avanzano a ritmo incessante. È questo approccio a tutto campo che ogni anno cerchiamo di portare avanti con il nostro congresso».
La morte improvvisa rappresenta una delle principali sfide della medicina moderna con un impatto significativo sulla salute pubblica e sulla ricerca scientifica. I progressi nella diagnostica e nella genetica aprono nuove strade, ma molto resta da indagare. Il confronto multidisciplinare tra esperti è oggi più che mai necessario.